mercoledì 3 luglio 2013

I cimiteri di Sarajevo

Koševo e dintorni

Non voglio parlare dei celeberrimi massacratori senza scrupoli che hanno ucciso la ex Jugoslavija e perpetrato crimini così efferati che si stenta ancora a credere che l'essere umano sia capaci di tali atrocità. Non lo voglio fare perché questi signori avranno tanto, troppo spazio in tutti i libri di Storia, con la S maiuscola, che gireranno per il pianeta nei prossimi secoli.
Questo spazio non lo avranno invece quelli che tra il 1992 e il 1996 hanno perso la vita a Sarajevo e altrove nella ex Jugoslavija. E allora, solo per un momento, voglio parlare di loro, ricordandone alcuni, in memoria di tutte le vittime, di quelle soprattutto che una tomba non ce l'hanno. Dragutin Slankamenac 1923-1993, Zorka Spasojević 1923-1993, Obućina Jovo 1961-1993, Jovanović Mitra 1930-1993, Jovanović Padovan 1933-1993, Govedanoriđa Staka 1924-1993, Bragojević Stojan 1930-1993, Pavle Majstrović 1931-1993, Samarđija Velimir 1965-1993, Pekić Dražen 1973-1993, Todorović Svjetlan 1972-1993, Božidar Božo 1937-1993, Babajić Halila Hamdo 1931-1994, Melez Mejra Dadžić 1910-1994, Fatima Ahmethodžić Šljivo 1962-1993, Franjica Bartolec 1937-1992, Azra Vapetić 1961-1992, Miroslav Vapetić 1952-1992, Čirgić Bajram 1913-1993, Pajić Refica Vildan 1960-1993, Mehmedagić Aida 1976-1993, Bešić Zuhra Vlahovljak 1957-1993, Memović Zlata Cama 1959-1993, Asanov Zemka Besić 1925-1993, Lizde Omer 1927-1994, Noro Amra 1977-1993, Aleksić Miloš 1953-1993, Bojo Igor 1974-1993, Bošković Miodrag 1971-1993, Boris Jovanović 1968-1993, Muderizović Eriden Zlaja 1973-1993, Zlatko Kalamujić 1967-1993, Dolinić Dragan 1963-1993, Kovačević Ružica 1954-1993, Asja Tatarević 1983-1994, Adnan Tatarević 1952-1994, Nadan Tatarević 1977-1994, Dženana Tatarević 1951-1994, Nadžija Dragnić 1925-1994, Veseljko Dragnić 1949-1994, Kovačevic Damir 1975-1993, Čampara Dragan Semir 1964-1995, Esad Čorambegić 1966-1995, Tihić Midhat 1978-1995, Ismaili Selma 1990-1993, Pandžić Ajša 1972-1993, Barlov Havuša Piranić 1944-1995, Pjevančić Vladimir 1964-1994, Ožegović Brankica 1954-1993, Haris Dervišević 1979-1993, Rehar Igor 1972-1994, Šućur Dražan 1969-1994, Đevad Dautbašić (1983-1992), Belma Ahmetović 1987-1992, Anela Isanović 1988-1992.

Sarajevo cimiteri

Kovaći

Incurante delle gambe che implorano pietà ad ogni singolo passo, decido di scenere da Koševo, percorrere la Maršala Tita e tutta la Baščaršija per poi inerpicarmi su per Kovaći, che sarebbe un po' come decidere di arrivare all'Obelisco di Opicina (TS) percorrendo via Commerciale a piedi, invece che, molto più ragionevolmente, avvalersi di una cosa chiamata autobus. Lo scopo della camminata è arrivare alla "Kasarma" (caserma) di Jajce, costruita dagli austriaci nel 1914 e poi utilizzata anche dall'esercito della ex Jugoslavija. Mi rendo conto, appena arrivata, che lo stato di degrado del complesso è molto maggiore rispetto a quanto ho potuto vedere in giro per il web. Mi rendo conto, anche, che non c'è un buco (dico uno) per poter entrare e che intorno non c'è anima viva, se non una famiglia di cani randagi composta da mamma e cinque cuccioli, che ben poco, anche volendo, potrebbero fare per aiutarmi a scalare in qualche modo la muraglia che circonda la caserma. L'unica cosa che posso fare è sbattere la testa vuota contro il muro e tornare sui miei passi, rimpiangendo (forse) di non avere un teleobiettivo.
Sarajevo Kovaći
Le mie energie sono davvero risicate per cui rinuncio a percorrere le stradine erte e strette che caratterizzano il quartiere, dove, fra l'altro, si può notare una moschera interamente in legno, del XVI secolo. Mi fermo invece ad osservare la preghiera di una giovane donna, davanti a una mezarja (cimitero islamico). Vengo a sapere che si tratta del cimitero dove sono sepolti alcuni dei "sehit" (caduti per Allah), morti durante l'ultima guerra e dove riposa anche Alija Izetbegović, leader dei mussulmani di Bosnia durante la guerra 1992-1996 e poi membro della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina dal 1996 al 2000.
Sarajevo Park Mejdan
Oramai senza forze vado a sedermi nel parco Mejdan che costeggia la Miljačka, il fiume che attraversa la città, e guardo la gente passare sul ponte intitolato a Gavrilo Princip, lo studente serbo-bosniaco che il 28 giugno 1914 uccise Francesco Ferdinando e la moglie, Sofia. Attraversato il ponte è possibile vedere il luogo esatto dove Princip sparò all'erede al trono asburgico, ma ci sono troppi turisti giapponesi e non solo ad immortalare quella che fu la prima di una lunga serie di disgrazie nel '900 europeo, quindi non mi resta che andarmene, compare qualcosa da mangiare, bermi una Sarajevsko pivo e pregare che le gambe, domani, non entrino definitivamente in sciopero.


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