martedì 23 dicembre 2014

Black and white 2014 collection

Giardino Pubblico Trieste
Loneliness
Piazza Ortis Trieste
Looking for nothing
Porto Vecchio Trieste
The old port of Triest
Porto Vecchio Trieste
Nature takes over
Željezno polje Bosna i Hercegovina Poplave
Welcome to hell (Željezno polje after the floods)
Drina Bijeljina Velino Selo Poplave
The river Drina river after the floods
Topčić polje Bosna i Hercegovina Poplave
Ruiness (Topčić polje after the floods)
Rome homeless
Garbage is mi pillow
Claudio Misculin
Sleeping on the train
Franco Basaglia
I'm glad you are here Franco Basaglia
Gabriele Palmano Accademia della Follia
Extravagance
Trieste film festival 2014
Shoot but wait me to finish my lunch
Impazzire si può 2014
You can get crazy, but don't worry
Stop OPG Oltre quella sedia
Stop with judicial psychiatric hospitals
Fuori posto Roma
Out of place
Lunatico Festival Trieste 2014
Childhood
Waste picker Roma
Waste picker in Rome
Comunità serbo-ortodossa Trieste
Collecting aids for Bosnia and Serbia after the floods

Messico circa 2000 Variazioni
Messico circa 2000
Accademia della Follia
I'm God and I don't want to heal (a performance by Accademia della Follia)
Debolmente Mismas Teatro
Weaknesses (Mismas Teatro performance)
Claudio Misculin Roma
Preparing for the stage
Tram di Opicina
Visions
Salviamo la scritta la verità è rivoluzionaria
Save the writing "Truth is revolutionary"
Oltre quella sedia
Beyond the chair
Ramadan Trieste 2014
Ramadan Triest 2014
Ramadan Trieste 2014
Friendship
Oltre quella sedia
Girls without face
Debolmente Mismas Teatro
Eyes
Messico circa 2000
Me and art
Escuchame Radio Fragola
Escuchame
Globo terrestre
Triest

martedì 9 dicembre 2014

Della guerra e di altri demoni

Creare un museo che, rappresentando la guerra, costituisse un monito per la pace: questa era, in poche parole, l'idea dello studioso e collezionista triestino Diego de Henriquez (20 febbraio 1909 – 2 maggio 1974) che, dalla fine della Seconda guerra mondiale, iniziò a raccogliere armi, veicoli ed attrezzature militari di ogni genere (divise, cucine da campo, maschere antigas, etc…).
E, senza dubbio, il Museo della guerra e per la pace che porta il suo nome (Trieste, via Cumano 22), inaugurato il 28 luglio 2014 (in occasione del centenario della dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria alla Serbia) non può lasciare indifferente chi, guardando dentro le bocche dei cannoni e facendosi catturare dalle foto e dai manifesti propagandistici dell'epoca si porta a casa non poca amarezza e si domanda come sia possibile che la Prima guerra mondiale, a distanza di cent'anni, sia stata trasformata in oggetto di culto attraverso celebrazioni di vario genere (cosa c'è da celebrare?). Si domanda inoltre con che faccia tosta i governi di vari paesi, prendendo platealmente spunto da 1984 di George Orwell (le cui finalità erano però ben diverse) cercano di mascherare i massacri scatenati in Afghanistan, in Iraq, in Libia (solo per citare le guerre più recenti e note) sotto l'espressione quanto mai repellente di "missioni di pace".

Di seguito le mie impressioni sulla guerra e su altri demoni, ricavate nel corso della visita al museo.

In calce, invece, alcune informazioni aggiuntive sull'attività di Diego de Henriquez e alcuni link di approfondimento sullo studioso.


La carrozza funebre con la salma di Francesco Ferdinando
Il carro funebre con la salma di Francesco Ferdinando, Trieste, 1914.
Manifesto propagandistico italiano durante la Prima guerra mondiale
Soldati su un treno militare dove campeggia la scritta "W il duce"
L'incendio del Narodni dom
L'incendio del Narodni dom ad opera degli squadristi fascisti, nel 1920
Manifesto propagandistico nazista
La bocca di un cannone
Dentro la bocca di un cannone
Soldato ucciso durante la Prima guerra mondiale


Diego de Henriquez, nel corso della sua vita, oltre che raccogliere e custodire materiale bellico, appuntò su oltre trecento quadernetti note personali e testimonianze di altri fra cui meritano attenzione particolare le scritte lasciate dai prigionieri sui muri delle celle della Risiera di San Sabba, che lo studioso copiò sui suoi "Diari" prima che qualche, oserei dire, idiota pluridecorato del GMA (sempre che il motore fosse l'idiozia e non finalità diverse) decidesse di far ritinteggiare le celle stesse, cancellando così le scritte.
De Henriquez morì in circostanze misteriose il 2 maggio 1974 a causa di un incendio in uno dei depositi in cui dormiva e in cui si trovava una parte del suo archivio e della sua collezione. Tre le inchieste per la sua morte avviate dalle Procure ma tutte e tre archiviate. Varie sono le ipotesi che circolano in merito alla sua morte. Suggerisco, a chi volesse saperne di più, di non andare su wikipedia, per sbrigarsela velocemente, ma di leggere l'articolo “Veit Heinichen e Diego de Henriquez” pubblicato su “La nuova alabarda” nel luglio 2005.
Inoltre, per chi volesse farsi un'idea del contenuto dei diari, suggerisco la lettura dell'articolo “I diari di Diego de Henriquez” sfogliati da Vincenzo Cerceo, pubblicato sul sito "Dieci febbraio" il 28 giugno 2013.


Clicca qui per visitare altri luoghi della memoria a Trieste

domenica 30 novembre 2014

La canzone del bambino nel vento

Tempo fa, durante un workshop organizzato dall'Associazione Bottega Errante e condotto dalla fotografa Monika Bulaj, mi impegnai a realizzare alcune immagini a Trieste, con l'obiettivo di raccontare le storie della città attraverso i luoghi. Alcune immagini avevano un contenuto simbolico molto forte e facevano un chiaro riferimento alla tragedia della Shoah. Cinema? Background di studi storici? Musica? Immagini? Per molto tempo mi sono chiesta la ragione per cui in certe situazioni vedevo in modo la tragedia che colpì la comunità ebraica di tutta Europa (Italia inclusa), senza tuttavia arrivare a un dunque. Ma qualche giorno fa, ascoltando durante la corsa, e dopo tanti anni, "I Nomadi" ho capito l'origine di tale suggestione: "La canzone del bambino nel vento", del cantautore Francesco Guccini. Di primo acchito ero perplessa: "No, non può essere, non sono ammattita completamente… ancora". Poi, però, mettendomi davanti al computer a riguardare non solo le foto scattate durante il workshop, ma anche altre, realizzate successivamente (pure di recente), mi sono convinta che era proprio così. Poi, siete voi a dover giudicare.

Qui la canzone di Guccini, interpretata dai Nomadi, per esteso. Di seguito le immagini, realizzate in Porto Vecchio, in Risiera, nel Campo profughi di Padriciano, nel Cimitero di Sant'Anna, a Servola, davanti alla Ferriera, nella cattedrale di San Giusto, in Val Rosandra.

Son morto con altri cento
Son morto ch'ero bambino
Passato per il camino
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz c'era la neve
Il fumo saliva lento
Nel freddo giorno d'inverno
E adesso sono nel vento,
E adesso sono nel vento.

Ad Auschwitz tante persone
Ma un solo grande silenzio
È strano, non riesco ancora
A sorridere qui nel vento,
A sorridere qui nel vento

Io chiedo, come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento,
In polvere qui nel vento.

Ancora tuona il cannone,
Ancora non è contenta
Di sangue la belva umana
E ancora ci porta il vento,
E ancora ci porta il vento.

Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.

Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare
A vivere senza ammazzare
E il vento si poserà,
E il vento si poserà.


Cimitero ebraico Trieste
Son morto con altri cento
Cimitero cattolico Trieste
Son morto ch'ero bambino
Risiera di San Sabba
Passato per il camino
E adesso sono nel vento
Porto Vecchio Trieste
Ad Auschwitz c'era la neve
Il fumo saliva lento
Val Rosandra
Nel freddo giorno d'inverno
E adesso sono nel vento
Ad Auschwitz tante persone
Cella Risiera San Sabba
Ma un solo grande silenzio
E' strano non riesco ancora a sorridere
Qui nel vento
Io chiedo come può un uomo
Uccidere un suo fratello
Eppure siamo a milioni
In polvere qui nel vento
Ancora tuona il cannone
Risiera di San Sabba
Ancora non è contento di sangue
La belva umana
E ancora ci porta il vento
Cattedrale di San Giusto
Io chiedo quando sarà
Che l'uomo potrà imparare a vivere
Senza ammazzare
Campo profughi Padriciano
E il vento si poserà