lunedì 24 febbraio 2014

La Stazione di Campo Marzio

Per ridurre la propria dipendenza della rete privata meridionale, gli austriaci, nel 1887, aprirono la linea ferroviaria Trieste - Erpelle, dotando la città di una nuova stazione, denominata Trieste Sant'Andrea e collegata con un binario alla Stazione meridionale (attualmente Stazione Centrale di Trieste).
A inizi '900, per rispondere alle nuove esigenze sorte con la creazione della linea Transalpina e la nascita del porto nuovo di Trieste, la stazione fu interamente ricostruita e nel 1906 venne inaugurata da Francesco Ferdinando, con il nome di Triest Staatsbahnhof.
Oltre alla Transalpina (Trieste - Salisburgo - Vienna) la stazione serviva anche la linea Val Rosandra (Trieste - Erpelle - Kozina) e la Parenzana (Trieste - Buie - Parenzo).
Dopo la conclusione della prima guerra mondiale, con il passaggio di Trieste all'Italia, la stazione fu inglobata dalle Ferrovie dello Stato Italiane, fu rinominata in Campo Marzio e fu lentamente dismessa, fino a chiudere i battenti nel 1959, quando fu sospeso definitivamente l'ultimo dei servizi passeggeri rimasto (Trieste - Erpelle).
Se la stazione non è caduta a pezzi (già il fascismo, nel 1942, per esigenze belliche, ci aveva pensato a rimuovere la volta di ferro e vetro soprastante l'ultimo tratto dei binari)) e non è stata ancora svenduta al peggior offerente lo si deve esclusivamente all'opera dei numerosi volontari che richiesero ed ottennero di utilizzare una parte dell'edificio per farne un Museo. Inaugurato nel 1984, ospita numerose carrozze, locomotive, strumentazioni e altro materiale ferroviario d'epoca, oltre che esempi di modellismo ferroviario.
Il museo, che si può visitare dalle 9 alle 13 nei giorni di mercoledì, sabato e domenica, offre numerosi spunti di riflessione.


Stazione di Campo Marzio Trieste
Stazione di Campo Marzio Trieste
Stazione di Campo Marzio Trieste interno vagone
Stazione di Campo Marzio Trieste vagone III classe
Stazione di Campo Marzio Trieste interno vagone
Stazione di Campo Marzio Trieste modellino
Stazione di Campo Marzio Trieste modellino treno
Stazione di Campo Marzio Trieste treno
Stazione di Campo Marzio Trieste modellino galleria
Stazione di Campo Marzio Trieste modellino treno stazione
Stazione di Campo Marzio Trieste modellino soldati
Stazione di Campo Marzio Trieste mezzo blindato

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martedì 18 febbraio 2014

L'ex ospedale psichiatrico di san Giovanni

Quello che un tempo era chiamato manicomio, poi ospedale psichiatrico provinciale di Trieste, ora Parco di San Giovanni ha subito col tempo una trasformazione, non solo di nome ma anche di fatto: da luogo con la sua identità intrisa di sofferenza, è stato poi per anni una fucina di grande cambiamento (oserei dire rivoluzione) nell'ambito della cosiddetta "salute mentale", grazie all'opera di Basaglia e della sua equipe. Purtroppo però la trasformazione non si è fermata qui e ad oggi San Giovanni è diventato un luogo senza identità, in cui coesistono microcosmi di natura talmente diversa che non ci si stupisce se non comunicano fra loro: ci sono le cooperative sociali, il museo dell'Antartide, il dipartimento di salute mentale, alcune facoltà universitarie, un teatro, una palestra, un paio di roseti e le signore che portano a spasso i cani.
Di quello che c'è stato prima, nel bene e nel male, resta molto poco: qualche scritta, qualche foto, qualche realtà figlia della "rivoluzione", qualche edificio non ancora ristrutturato. Resta soprattutto il mito. Un mito che, però, è sempre più fine a se stesso e non riesce a stare al passo con la realtà. O meglio, la realtà ha smesso di perseguire il mito e si limita a invocarlo di tanto in tanto, forse per nostalgia, forse per ragioni estetiche o forse per scopi meno nobili. Forse.


Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni
Ospedale psichiatrico di San Giovanni


Su San Giovanni mi è già capitato di scrivere qualche mese fa un alto post, dal titolo "Che fine ha fatto Marco Cavallo?"

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giovedì 13 febbraio 2014

La Risiera di San Sabba - una breve riflessione sulla memoria

In memoria di tutte le vittime della seconda guerra mondiale, affinché il loro nome e le loro sofferenze vengano ricordate e comprese in tutta la loro tragicità, ma mai più strumentalizzate dall'alto, da una sorta di patriottismo cinico e calcolatore che, nell'inseguire la logica della sua idea, si adopera in modo chirurgico a distorcere gli eventi, a mettere sullo stesso piano vittime e carnefici, a raccontare solo alcuni fatti, omettendo deliberatamente tutti gli altri, a sbandierare la barbarie altrui per nascondere la propria, proprio come fece anche il fascismo in Italia tra il 1922 e il 1945.
Lasciamo che i morti riposino in pace, che i superstiti non siano costretti a ripercorrere costantemente la strada del dolore, che i figli e i nipoti non siano impegnati in una sorta di competizione tesa ad affermare il primato della sofferenza degli uni piuttosto che degli altri.
In memoria, inoltre, di mio nonno, che non ho mai conosciuto.

Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba Celle
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba Cella
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba Cortile
Lettera condannato a morte
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba
Risiera di San Sabba cella della morte

"Un'ideologia è letteralmente quello che il suo nome sta a indicare: è la logica di un'idea. La sua materia è la storia, a cui l'idea è applicata; il risultato di tale applicazione non è un complesso di affermazioni su qualcosa che è, bensì lo svolgimento di un processo che muta di continuo. L'ideologia tratta il corso degli avvenimenti come se seguisse la stessa legge dell'esposizione logica della sua idea. Essa pretende di conoscere i misteri dell'intero processo storico - i segreti del passato, l'intrico del presente, le incertezze del futuro - in virtù della logica inerente alla sua idea." - Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunità, Torino, 1999, pag. 462.


Alcune informazioni, seppur sintetiche, sulla Risiera di San Sabba, si possono trovare qui.

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martedì 4 febbraio 2014

Acting is like making love

Il 4 febbraio 2014, alla sala Bartoli del Politeama Rossetti, è andato in scena lo spettacolo “Obelix e Asterix” dell'Accademia della Follia.
Liberamente tratta dal fumetto “Asterix e il Regno degli dei” di Goscinny-Uderzo, la commedia ha come tema centrale la contrapposizione, nel 50 a. C., tra i Romani guidati da Giulio Cesare ed un gruppo di “irriducibili” Galli della foresta armoricana. Una storia nota a tutti, dunque, ma questo solo in apparenza. Fin dalle prime scene dello spettacolo è infatti evidente l'intento di ampliare ed accentuare i riferimenti alla modernità, già presenti nel fumetto, mettendo in luce le contraddizioni che affliggono la società contemporanea e alcuni degli elementi che hanno contribuito a scuoterne in profondità le fondamenta: la megalomania dei potenti che si traduce, nel caso specifico, in progetti urbanistici privi di rispetto per l'ambiente e per le creature viventi che lo popolano; l'arroganza, spietatezza, corruttibilità dei potentucoli di turno; l'ingenuità di chi si fa abbagliare da pubblicità ingannevoli e da false promesse; la ricerca di un finto benessere che rischia di compromettere anche la parte sana della società.
La piéce, scritta e diretta da Claudio Misculin, si compone di due atti e vede come interpreti principali: Dario Kuzma (nel ruolo di Obelix), Giuseppe Feminiano (nel ruolo di Asterix), Giuseppe Denti (nel ruolo di Giulio Cesare), Gabriele Palmano (nel ruolo dell'architetto Angolacutus), Donatella di Gillo (nel ruolo di Numida, il capo degli schiavi), Ana Dal Bello (nel ruolo di Abracourcix, il capo dei Galli), David Felipe Murcia Gonzalez (nel ruolo di Panoramix, il druido), Claudio Misculin (nei ruoli di narratore e del centurione Plusquamursus).
Esilarante ed ironica nel complesso, sebbene non priva di momenti drammatici, la commedia ha come principali punti di forza la capacità espressiva degli attori e la loro versatilità nell'interpretare ruoli differenti, supportati in questo da una solida sceneggiatura e da un ben congegnato cambio costumi.
Le novità, rispetto all'anteprima nazionale di Venezia del novembre scorso, sono state la presenza della scenografia, in buona parte realizzata dagli attori dell'Accademia della Follia, alcune modifiche al copione con l'inserimento di nuove scene, la partecipazione allo spettacolo di Erika Ermacora, aggiuntasi alla compagnia teatrale ai primi di gennaio.

Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix
Accademia della Follia Obelix Asterix

"Recitare è come fare l'amore" - Donatella di Gillio.