mercoledì 1 aprile 2015

Quando si nega il diritto alla salute

E' sabato. F., un giovane di circa trent'anni, si sveglia di notte con forti dolori al braccio e si accorge di non riuscire ad aprire e chiudere la mano. Alle sette di mattina del giorno successivo si alza, si reca al Pronto Soccorso, dove gli vengono prestate le prime cure e, sul referto, gli viene fissato un controllo per la fine del mese. Nonostante la terapia farmacologica, il braccio di F. è ancora inutilizzabile (non può lavorare): presenta un'evidente protuberanza al gomito, diagnosticata come "borsite dell'olecrano".
A fine mese F., dunque, si reca al controllo. Il medico, però, non lo visita, dicendogli che deve prima andare al CUP, a pagare un ticket di 26,60 euro. Ma F. i 26,60 euro non ce li ha. Si reca comunque al CUP, spiega di essere indigente e di poter pagare solo 10 euro, gli unici soldi che ha. La risposta, nei fatti, è categorica: no. Altrimenti detto, le cure gli vengono negate, in barba a quanto stabilisce l'art. 32 della Costituzione italiana: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti."
Perché dunque a quel ragazzo sono state negate le cure? Perché è potuto succedere un fatto così vergognoso? Perché la Costituzione e i regolamenti burocratici sono due cose distinte e ad avere la meglio, soprattutto nel caso delle persone più deboli, sono i regolamenti. La Costituzione, infatti, non prevede che per indigente si debba intendere una persona indicata come tale in qualche registro comunale o previdenziale. La Costituzione non prevede che gli extracomunitari (europei inclusi) che hanno la tessera sanitaria scaduta perché non hanno residenza, perché non hanno una casa, perché non hanno più il permesso di lavoro, perché di lavoro non ce n'è più, non abbiano diritto all'esenzione ticket. In breve, la Costituzione non prevede né dispone che a persone come F., senza lavoro, senza residenza, senza il privilegiato status di "cittadino UE", venga negato il diritto alla salute. Lo dispone invece, di fatto, la b u r o c r a z i a.
Ma cosa accade, invece, a un cittadino italiano che si trovi nella stessa situazione di indigenza, costretto a spostarsi da una città all'altra perché nel suo comune di residenza, in pieno inverno, non trova posto nei dormitori? Capita che l'indigenza diventi causa di malattia, causa di due malori in due mesi, l'ultimo, con difficoltà respiratorie, causa di ricovero in Pronto soccorso. Questo è quanto è successo a P., uomo di mezza età che, quando nei dormitori non c'è posto, è costretto a dormire per strada, dato che non ha una casa perché ha perso il lavoro. Nonostante l'esperienza e nonostante gli sforzi che compie quotidianamente, ad oggi di lavoro per lui non ce n'è. Crisi economica? Sì, certo, ma non possiamo dimenticare, e lo dico senza esitazione alcuna, la scellerata politica messa in campo soprattutto dal governo attuale che ha trasformato l'età, mera caratteristica fisiologica, in virtù per chi non ha ancora compiuto trentacinque anni e in vero e proprio stigma per chi li ha superati.
Duramente provato dalle condizioni di vita, indegne di essere vissute, soprattutto in un paese che si professa civile,  P. si è dunque ammalato. Fortunatamente non ha dovuto pagare nessun ticket perché in P.S. ci è finito con codice giallo e se anche ci fosse finito con codice bianco, avendo l'esenzione per indigenza, non avrebbe pagato. Ha però dovuto pagarsi il biglietto del treno per andare nel suo comune di residenza, dal suo medico di base, mostrargli il referto e farsi prescrivere i farmaci. P. è stato fortunato, perché anime pie gli hanno dato i soldi per il biglietto del treno. Ma se ad aiutarlo non ci fosse stato nessuno? Sarebbe probabilmente salito sul treno lo stesso, come hanno fatto altri prima di lui, senza pagare biglietto, con il rischio di prendersi una multa… PER INDIGENZA.
Questo succede oggi, in Italia, nella regione Friuli Venezia Giulia, nella città di Trieste.
La domanda è: cosa accadrà fra trent'anni, quando con la riforma Fornero rischiano di finire sulla strada centinaia di migliaia di persone (parlo di cittadini italiani) che non avranno maturato i diritti pensionistici previsti dalla signora in questione, che conosce la parola indigenza solo per averla letta sul vocabolario?
Ciò che capita oggi agli extracomunitari senza permesso di soggiorno o ai cittadini italiani capiterà nei prossimi anni a moltissime persone (anche a noi?) se non facciamo qualcosa e subito, iniziando con il prendere coscienza del problema.

Dalla strada è tutto. Aggiungo solamente l'appello di P.
"Sono un cittadino italiano, ho 48 anni compiuti. Ho lavorato per trent'anni come imbianchino, magazziniere, pulitore, addetto al call center, ma da maggio dell'anno scorso sono senza lavoro e da giugno senza casa. Dormo dove capita: dormitori, casa di amici o per strada, se non trovo altro. Sto cercando disperatamente un lavoro qualsiasi in Friuli Venezia Giulia. Sarei grato a chiunque mi potesse aiutare. Grazie."
Se qualcuno volesse rispondere a questo appello, per offrire a P. un lavoro, può scrivere a erika.ce@libero.it.

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