venerdì 27 novembre 2015

Prigioniera in casa sua, da dieci anni

Purtroppo sì, nella nostra bella Trieste succede anche questo: ci sono persone costrette a vivere recluse nelle proprie case perché il loro stato di salute non è compatibile con l'ambiente che le circonda (colpa della bora?).
Sto parlando di Tiziana che, da quasi dieci anni, soffre di MCS, acronimo di Multiple Chemical Sensitivitysensibilità chimica multipla. In parole povere, Tiziana è allergica a un numero indefinito di sostanze tossiche che si muovono nell'aria e/o si depositano sulle varie superfici. Zolfo, nichel, benzopirene sono solo alcuni degli elementi da cui la donna deve tenersi alla larga per evitare un attacco allergico.
Già tra il 2004 e il 2006 Tiziana non stava bene, con frequente bruciore agli occhi, spesso accompagnato da mal di gola e raffreddore. "Prendevo l'aspirina" mi ha detto "e risolvevo così". Poi però un giorno la situazione è degenerata. "Avevo il naso chiuso e ho inalato uno spray. Di colpo non riuscivo più a respirare".
Da quel giorno è iniziata per Tiziana un vero e proprio calvario, fatto di un centinaio di attacchi allergici, svariati interventi a domicilio da parte del medico, due ricoveri d'urgenza in Pronto Soccorso.
Un calvario che, nella quotidianità, assomiglia quasi a un ergastolo. Solo per darvi l'idea, immaginate di non poter aprire le finestre di casa; di non poter andare al lavoro; di non poter curare le vostre piante; di non poter fare quattro passi nel quartiere; di dover usare la mascherina antipolvere per spostarvi dal portone di casa alla macchina (10 metri); di dover fare gli scongiuri ogni volta che mettete piede in un locale pubblico, perché un qualsiasi deodorante, lacca o profumo possono scatenare l'inferno.
"Un giorno mi è venuto un attacco in ristorante perché il signore dietro di me stava usando una salvietta umidificata, di quelle che ti danno quando mangi il pesce", mi racconta.
"Come si manifestano questi attacchi allergici?", le domando.
"Iniziano con un bruciore agli occhi costante, con lacrimazione. Il bruciore poi si estende alla gola. I linfonodi si ingrossano e senti una fitta simile alla puntura di una vespa. Dopo non riesci più a respirare e ti sembra di soffocare".
Tiziana oramai sa fin troppo bene come intervenire: alle prime avvisaglie (bruciore agli occhi) si spara in gola un cortisonico. Se per tre volte non basta, ne utilizza uno più forte. Se non basta ancora, il cortisonico glielo sparano altri direttamente in vena.
Cosa o chi è responsabile della malattia di cui soffre Tiziana? Volere divino? Cattive abitudini alimentari? Vita sedentaria? Inquinamento?  Giudicate voi. Io non sono un'esperta. So solo che la MCS è causata da intossicazione cronica da metalli pesanti e xenobiotici (sostanze tossiche)". Fattori scatenanti della MCS sono "un'elevata esposizione ad agenti inquinanti, soprattutto chimici, così come una esposizione moderata, ma sistematica" agli stessi. E' una malattia che può colpire chiunque: persone senza e con predisposizione genetica. Queste ultime "non avrebbero mai sviluppato la malattia se fossero vissute in un ambiente sano e se non fossero state sottoposte a esposizione di sostanze tossiche." (Cit. Proposta di legge regionale 138, 11/11/2014 sul riconoscimento in Sardegna della Sensibilità chimica multipla (MCS)).
Metalli pesanti! Agenti inquinanti! Sostanze tossiche! Ma come diavolo ha fatto Tiziana ad entrare in contatto con questi elementi e ad ammalarsi? Non lo so proprio. So però che vive a Servola, prigioniera in casa sua da dieci anni.




La MCS, pur essendo una malattia molto invalidante, non rientra fra le patologie esenti da ticket, se non in pochissime regioni italiane (il FVG non è al momento fra queste). Tradotto: i pazienti che ne soffrono devono prosciugare le proprie finanze per curarsi e dotarsi di tutti quegli accorgimenti necessari per migliorare la propria vita (depuratore d'aria, cibo biologico, etc…) Per saperne di più consiglio la lettura di questo post pubblicato su "La voce della Verità" il 23/10/2015.

lunedì 23 novembre 2015

Crazy for tattoos: the Trieste Tattoo expo

I don't need many words to describe the International Tattoo expo which took place in Trieste the last weekend. I just want to say that it was so crazy and thrilling that I simply loved it.
Congrats to all the tattoo artists present. I look forward to seeing them again at work next year!

That's all.



Trieste Tattoo Expo Leg Tattoo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo Woman
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo
Trieste Tattoo Expo

venerdì 20 novembre 2015

Lettera contro l'indifferenza da Servola e Valmaura

Cari amici di Trieste e non,
vi scrivo questa lunga lettera colma di tristezza e al contempo di rabbia. Ieri pomeriggio mi hanno raccontato la storia di Francesca, una bellissima donna che si è ammalata a 42 anni ed è morta a 52, dopo dieci anni di terribili sofferenze. Tutto è iniziato con un cancro all'utero, seguito poi da un cancro all'intestino, ai polmoni e, infine, al cervello. Dieci ricoveri ospedalieri, isterectomia, radioterapia, resezione totale dell'intestino, lobotomia parziale del polmone in cui c'era carbone, non hanno potuto niente, Francesca è morta di arresto cardiaco: il cuore alla fine non ha retto a un dolore atroce, inimmaginabile, che nemmeno la morfina riusciva a placare.

Ma la storia di Francesca, purtroppo, non è l'unica. La mamma di Susanna ha subito la stessa sorte, a 56 anni, il papà di Amina a 52, il figlio di Massimo a 30, il marito di Deborah a 46 e quello di Barbara a 64. Lo stesso è accaduto alla mamma di Elena e al marito di Lisa che vive in una palazzina dove altre quattro persone sono morte di cancro e, attualmente, metà delle famiglie ha in casa un malato grave. Cesare soffre di broncopatia cronica, Giuseppe e Lina hanno una capacità polmonare pari al 50%, Carmine ha un tumore allo stomaco, Stefania soffre d'asma da quando aveva cinque anni, Tiziana soffre di allergie di vario genere, così come Maria e Sarah, mentre Giuseppe ha un tumore alla prostata e sua figlia è stata operata di tumore al seno.
Tutte queste persone hanno la stessa maledettissima colpa: quella di vivere o di essere vissute nei quartieri di Valmaura e di Servola dove fra l'altro si trovano, in ordine alfabetico: un agglomerato, un altoforno, asili, bar, campi da tennis, una cokeria, chiese, farmacie, un gasometro, ipermercati, una macchina colare, macellerie, panetterie, la risiera di San Sabba, ristoranti, scuole, stadi, la superstrada.
Ad eccezione di S.E.N.T.I.E.R.I *** (che però analizza un'area più vasta, che coincide con il comune di Trieste, nel caso specifico) nessuna ricerca è stata fatta per stabilire una relazione tra i tanti morti e ammalati di cancro o di altre patologie respiratorie e cardiovascolari nei due rioni e una o più delle voci prima elencate.
Ma, probabilmente, cattedratici e luminari di ogni sorta, nella loro fine conoscenza dei fatti, hanno capito prima di me che morte per cancro e malattie respiratorie vanno ricercate nel volere di Dio, nelle cattive abitudini delle persone, oppure nella percezione soggettiva dell'inquinamento che tante conseguenze psicosomatiche può avere sul vivere quotidiano delle persone.

Ma come si vive a Servola e Valmaura adesso? Male, molto male, direi in preda all'esasperazione, alla frustrazione, alla rabbia e all'impotenza. Cristiano, Serena, Deborah, Paola e Barbara passano le giornate a ripulire la casa da una strana polvere nera luccicante, che arriva non si sa da dove (forse dalla Risiera?), che viene su con la calamita e si intrufola nei posti più impensabili, come il frigorifero o il bagno senza finestre, a casa di Anita e Carlo. Elena vive 365 giorni all'anno con finestre chiuse e tapparelle abbassate, per evitare che la polvere entri in casa. Il suo cane luccicava, così come luccicavano i bei capelli neri di Maria, quando era piccola, e la coppa Tiziana che di tanto in tanto mangiava d'estate insieme alle sue amichette.
Nessuna delle persone con cui ho parlato si sogna lontanamente di mettere a stendere i panni all'aria aperta tranne quando c'è bora che, per indiscutibile pietà divina nei confronti degli abitanti della zona, trascina la polvere a Muggia dove, come mi racconta Mario il pescatore, le barche di mattina sono ricoperte di nero e, a volte, si arrugginiscono.
E che dire del rumore? Quando si smonta dall'autobus numero 8 in via Pitacco (Servola) è fastidiosamente sordo, ma scendendo verso la ferrovia, si fa sempre più forte, fino a diventare insopportabile (colpa dei treni?). A causa di quel rumore Loredana di notte spesso non riesce a dormire e deve assumere sonniferi. Alice invece è costretta a blindarsi in casa dietro finestre e porte-finestre con serramenti in alluminio, la stessa misura che ha adottato Giorgio per proteggere le sue orecchie e quelle dei suoi familiari da quella strana accozzaglia di frastuoni, fatta di ronzii, stridii, cigolii, suoni di sirene, tonfi e risucchi che supera i 60 decibel 24 ore su 24 a casa di Matilde, con punte fino a 70. E per ultimo viene di nuovo Mario il pescatore che a volte sobbalza sulla barca per gli scoppi senza preavviso che provengono dalla riva (colpa dei campi da tennis?).

E finiamo con l'odore, che è difficilmente descrivibile (colpa dell'asilo nido di Valmaura?). A tratti sembra zolfo, a tratti invece, quando compaiono all'orizzonte dei fumi marrone scuro (i fumogeni degli stadi?), si fa acido, di un acido metallico che induce i visitatori (gli abitanti sono oramai abituati, non se ne accorgono nemmeno) a coprirsi immediatamente bocca e naso con una sciarpa o un fazzoletto anche se tutto questo indaffararsi non serve a niente: la bocca si riempie di sabbia, gli occhi bruciano, la gola di notte diventa un vulcano.

"Ma perché non ve ne andate da là?", è la domanda che spesso i residenti di Servola e Valmaura si sentono fare. "Non è che fate tutto sto casino perché avete comprato la casa a basso prezzo e adesso volete rivenderla a un prezzo più alto?", sussurrano i più maliziosi sui social network. Io non abito a Servola e credo, quindi, di poter esprimere un parere oggettivo, non condizionato da rumore, fumo, polvere, cenere, o altro. Perciò replico con una domanda: "Vi sembra che 220.000.000 euro per un appartamento di 85 metri  quadrati a Servola sia un prezzo basso?" Ecco, vi siete risposti da soli.
E se non vi basta, pensate un momento agli abitanti delle case popolari di via Soncini o di Valmaura. Va da sé che se una persona abita in una casa ATER non dispone di grosse risorse economiche per decidere come e quando cambiare casa: Filippo e suo fratello, ad esempio, sopravvivono grazie allo stipendio della mamma e poco più; Anita e Giuseppe mangiano una volta al giorno perché di più non possono permettersi.
Alcuni residenti delle case ATER di Valmaura hanno chiesto di essere trasferiti da altre parti ma, almeno le persone con cui ho parlato, non sono riuscite nel loro intento. "Io ho chiesto il cambio più volte", mi ha detto Giorgio "ma chi vuoi che venga a stare a Valmaura, con la ferriera?"

Già, la ferriera. Non ne avevo parlato finora. Cos'è? E' uno stabilimento siderurgico, composto primariamente da: cokeria, agglomerato, altoforno, macchina colare, gasometro. Datato 1896, produce attualmente carbon coke, gas e ghisa (lega di coke e minerale di ferro).
Carbone! Ferro! Gas! Non saranno mica questi elementi che…? Ma non ci sarà mica una relazione tra questo e…? Ma no! Ma figuriamoci! Ma dai! Macché! Va tutto bene! Va tutto così maledettamente bene, in termini di salute pubblica, che decine e decine di proteste, denunce, segnalazioni, nel corso degli anni, nonché i 127 giorni di sforamenti di PM10, registrati nel 2015 dalla centralina dell'ARPA di via san Lorenzo in Selva, sono ad oggi rimaste di fatto lettera morta e, nonostante i vari servizi di programmi TV nazionali sul tema, la coscienza di molti concittadini è rimasta candidamente dormiente.
Che sia dovuto a disinformazione, menefreghismo, apatia, ignoranza o altro, tale mancanza di coscienza riguardo ai problemi di Servola e Valmaura è davvero insopportabile, come l'odore, il rumore, la polvere, la malattia e la morte che gli abitanti di quei quartieri subiscono e continuano a subire.

Per rispetto soprattutto di Francesca e delle altre persone morte o ammalate chiedo a tutti di fare uno sforzo e di uscire da quell'indifferenza che Antonio Gramsci, tanto caro a molti, quasi cent'anni fa definiva così: "L'indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?"

Io me lo sono chiesta. E voi?
Se dubitate, andate a fare un giretto a Valmaura e Servola, a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi giorno dell'anno, ascoltate, guardate e respirate a pieni polmoni. Soprattutto parlate con la gente.

Dimenticavo: se quando tira bora la polvere va a Muggia, quando il vento soffia dall'altra parte dove va?

N.B. Per proteggere la privacy delle persone sono stati usati nomi di fantasia. Le storie che le persone hanno raccontato, invece, sono tristemente vere.

*** il progetto S.E.N.T.I.E.R.I (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) riguarda l’analisi della mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, che presentano un quadro di contaminazione ambientale e di rischio sanitario tale da avere determinato il riconoscimento di “siti di interesse nazionale per le bonifiche” (SIN). Finanziato dal Ministero della Salute, è iniziato nel 2007 e si è concluso nel 2010.
Nel 2011 sono stati pubblicati i primi risultati relativi al periodo 1995-2002; nel 2014 ne sono stati pubblicati altri, in cui si analizzano i dati 1996-2005, eccetto Taranto, dove è stato analizzato il triennio 2006-2008).
Trieste in questa seconda pubblicazione (intitolata "Mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri") resta esclusa per quanto riguarda l'incidenza tumorale a causa di "l’elevata percentuale di autopsie effettuate in quell’area (e quindi anche di tumori identificati all’autopsia) che rende inappropriato il confronto con la popolazione di riferimento (Centro-Nord Italia).
In nessuna delle due indagini è stato considerato il comune di Muggia.
(Fonti: Rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia, anno 35 (5-6) settembre-dicembre 2011, Suppl. 4 e anno 38 (2) marzo-aprile 2014 supplemento 1)

martedì 10 novembre 2015

Besieged by pollution

The "red houses" is the nickname of a public housing complex in Trieste, in the Valmaura neighborhood. Built 35 years ago, it's literally besieged by pollution, surrounded as it is by the traffic of the highway at his left and by the fumes coming from the iron foundry at his right.
761 people are living there under inhumane conditions, struggling against the noise, the smoke, the iron dust, the carbon ash, the terrible smells and the grime.
Somebody cleans home every day to prevent the dust from spreading here and there, the fridge included. Somebody else lives with all the windows shut and the shades never up. Only rarely you can see children playing in the garden.
"Why don't they move away from there?" You may ask. Because many people cannot afford an average market rent for an apartment.
Some people I spoke with applied to be transferred to another public housing complex, but they didn't succeed, neither those affected by chronic bronchopathy, neither those with little children.
"Have you ever protested against this?" I asked an old woman living there, who collected for 20 years newspaper articles on the problems affecting the area."Yes, many times, but nothing changed. In fact I stopped to collect articles because I realized that I was wasting my time."
This is today's Italy and the "red houses" are just one example of many.

That's all.



Valmaura serpentone
Valmaura parcheggio case ATER
Valmaura ATER campo calcio
Valmaura ATER
Valmaura ATER
Valmaura ATER giochi
Valmaura ATER interno
Ferriera Servola